Ogni fighter ha i suoi punti deboli, i suoi limiti e le sue paure anche se non lo ammette.
Il problema che pochi si rendono conto, è che più tenti si nasconderlo, più questo ti devasta e diventa forte.
Quante volte abbiamo visto pugili super preparati fare le mummie sul ring?
Guardia alta, ma le braccia bloccate!
Il maestro si sgola dicendo “tiraaaaa, tiraa quei colpi”, ma niente, non partono, diventando cosi la delusione di te stesso e degli altri…e tutto perché?
Perché hai paura!
E si, strano ma vero, nessuno ammette di aver paura, ma devi sapere che tutti abbiamo paura di qualcosa quando dobbiamo combattere, e la cosa più subdola, è che quasi nessuno ha paura di combattere con l’avversario, ma ha paura di cose diverse, più sottili e a volte invisibili alla mente razionale.
IL MIGLIOR MODO PER ALIMENTARE
LA PAURA,E’ NASCONDERLA!
Il modo migliore per alimentare la paura è nasconderla perché la COMPRIMI al posto di sfogarla.
Peggiore ancora è la vergogna di aver paura, la quale è ancora più profonda della prima perché lavora a livello di Convinzioni Profonde.
Già qui ti ho dato due elementi importantissimi che influenzano le performance che TUTTI dovrebbero saperlo!
PERCHE’ UN FIGHTER SI
BLOCCA SUL RING?
Supponi di essere sul ring adesso:
Sei li in piedi, guardi il tuo avversario con gli occhi attenti, ti muovi pronto a colpire, tiri qualche colpo a vuoto, senti la voce del tuo maestro che ti dice: dai, comanda tu!
Qualche scambio, tu tiri, l’avversario risponde con forza e ti prende.
Ti sorprende alla grande…in quel momento inizi a pensare…ma sei titubante…
ti manca quella sicurezza che vorresti avere..
dall’angolo senti che il maestro continua a darti suggerimenti..ma tu non lo fai…non ci riesci.
Stranamente accade qualcosa … senti il tuo maestro che ti urla ( uno-due), e in quel momento ti arrivano dal tuo avversario…bam bam al viso… “
cxxx”…
ma cerchi di restare concentrato e andare avanti e fare il tuo dovere, tirare colpi al tuo avversario.
Il match continua, ma non va come avevi sperato, anzi..va proprio da schifo..
In quel momento suona il gong, vai all’angolo, e il maestro con gli occhi fuori dalla testa dice gridando per spronarti:
“fai come in palestra, comanda tu.. tira colpi decisi.”
Insomma, ti sei allenato bene per tempo, sei pronto, ma su quel ring ti blocchi e non partono i colpi..
ti è mai successo? Credo che non esista un fighter che non gli è mai successa una cosa del genere, ma la cosa da capire è: perché?
Ci possono una marea di fattori che ti bloccano, e un passo molto semplice ma molto efficace per iniziare a capirlo è farsi la domanda:
COSA TI BLOCCA?
Prova a ragionare; se ti blocchi, vuol dire che c’è qualcosa che ti blocca giusto?
Bene, ma cosa ti blocca?
Cosa provi quando vedi che i colpi non partono e non capisci il perché?
Ti incazzi come una bestia e poi ti demotivi perché non riesci a fare quello che sai veramente;
sai che lo sai fare, ma lo fai bene nel momento e nel posto sbagliato.
Devi sapere che la differenza tra un fighter equilibrato e centrato, e un fighter no, è proprio quella di saper tirare come in palestra anche nei match, se non addirittura meglio, questa è la vera differenza perché in palestra, al sacco e allo specchio sono tutti campioni, ma è sul ring che devi dimostrare le tue vere capacità, lo capisci o no?
.
Non a caso, quelli più bravi e pagati, sono quelli che usano di più la testa e sanno gestire il match con intelligenza.
Tirando colpi chirurgici e potenti senza sprecare energie inutilmente.
Sanno gestire le energie e le loro emozioni, assumendo il controllo di se stessi sempre anche quando le cose prendono una brutta piega.
Hanno quella sicurezza, tenacia e determinazione che li differenziano da chi non ce la!
.
Da fuori pensi siano degli alieni, degli essere superiori che non vanno nemmeno in bagno, che non hanno emozioni, ne blocchi, ne timori, ma questo è sbagliato.
SE SPERI DI DIVENTARE UN CAMPIONE
SPERANDO,TI FACCIO I MIEI
MIGLIORI AUGURI
Devi sapere che un’ altra conseguenza fisiologica che hanno questi blocchi, è il condizionamento del respiro, limitando ovviamente tua performance.
Questo perché il cervello consuma ben il 33% di ossigeno del tuo corpo, quindi prova a farti due conti se al pannello di controllo non arriva più benzina come può funzionare il motore, va a mille oppure si blocca e ti lascia per strada?
Cosa hai risposto, la prima o alla seconda?
Allora, quando non ti partono più i colpi, abbiamo detto sopra che ti incazzi, ci pensi, e poi forse ti demotivi perdendo quella sicurezza indispensabile per combattere.
Questo crea stress, ti stimola il cortisolo a mille che irrigidisce il tuo corpo che ti fa respirare male, e senza fiato.
Valutazione importante!
Quando il match finisce, sei stanco perché hai dato veramente tutto con forza e hai combattuto da leone, o sei stanco perché non sei riuscito a dare tutto, e hai combattuto in pieno scompenso fisico e mentale?
Devi sapere che ci sono molte tecniche psico-meccaniche utili a trasformare le paure in risorse, togliere i blocchi superando i proprio limiti, tirando con sicurezza e determinazione, ma perché queste facciano il suo dovere, bisogna solo farle e metterle in pratica perché non vengono da sole..
Quando sei in palestra, usi una parte differente del cervello, lo vuoi capire si o no?
In palestra non ci sono le emozioni e tensioni come quando combatti, e se non alleni quella parte del cervello, abituati a fare sempre gli stessi errori.
Vuoi continuare a bloccarti e ripetere gli stessi errori, oppure RISOLVERE il problema alla radice e far ruggire il tigre che è dentro di te una volta per tutte?
Hai capito che se ti blocchi è perché il cervello va in blocco, e se non metti le mani dove c’è il blocco, vuol dire che non hai capito un cazzo nella vita si o no?
VUOI FARE SUL SERIO O PERDERE
ALTRE MATCH PRIMA DI AGIRE?
Molti atleti hanno scelto di allenare la mente rompendo gli schemi, imparando il Metodo Flow.
Fatti sotto, e dai retta al Tuo istinto per imparare a salire sul ring con una mente d’acciaio come mai prima d’ora.
Se ti è piaciuto questo post, condividilo con i tuoi amici cliccando il tasto mi piace qui sotto.
Emanuele Zanella