La comunicazione tra allievo e maestro non è sempre semplice per quanto riguarda sciogliere l’ansia da prestazione nello sport.
È molto articolata e complessa, e conoscerla ti può evitare tante sconfitte a causa di una parola sbagliata.
A volte è più facile fare il pugile che il maestro.
Adesso ti faccio alcune domande importanti:
– Il maestro può essere la causa del fallimento del suo atleta, oppure è colui che permette la rovina dell’ambiente della palestra stessa?
– Può avere il potere di bloccare, limitare e condizionare negativamente il suo atleta senza nemmeno rendersi conto?
Domande molto antipatiche per non dire offensive, me ne rendo conto benissimo, non sono il primo che arriva!
Se vuoi saperne di più sull’argomento, guarda il video qui sotto.
Mente conscia – Mente inconscia
Devi sapere che nel rapporto maestro/allievo, a livello inconscio, cioè NON CONSCIO, non visibile alla mente razionale, ci sono una marea di meccanismi molto potenti.
Se ci metti le mani senza sapere dove e come, si rischia di fare più danni che altro, e anche molto gravi perché sarebbe come pretendere di mettere le mani al motore della macchina senza sapere nulla.
Se non hai mai studiato come sciogliere una contrattura, non puoi pensare di farlo massaggiando cosi tanto per fare perché si rischi di fare peggio.
Se non sai nemmeno la differenza tra mente conscia e inconscia, non puoi pretendere di potenziare o motivare l’inconscio in modo chirurgico di una persona perché farai solo peggio, farai DANNI!
Fare danni è facile,
rimediare è difficile
Qui non si parla di dire (tira il gancio o il diretto) ma di quello che ci sta (sotto) le nozioni tecniche, cioè la trasmissione emotiva, la propulsione stessa della motivazione profonda per mettere in atto le tecniche.
Partiamo con il potere delle parole e del loro significato:
Pensa ad una sola parola detta nel modo sbagliato nel momento sbagliato.
Essa può diventare talmente potente che può far scatenare una reazione contraria così forte fino a portare una persona addirittura a perdere.
Tutto pur di trasgredire al comando diretto fatto in modo molto autoritario anche se questo comporta delle conseguenze negative.
Esatto, hai capito bene, e ora ti spiego anche il motivo di questo meccanismo.
Come detto prima, il nostro maestro per il nostro inconscio assume il ruolo dei nostri familiari, cioè:
- mamma,
- papà,
- zio,
- nonno,
- nonna,
- tutto
Noi allievi diventiamo come dei figli che ascoltano il papà.
Di solito quando siamo bambini i nostri genitori ci hanno imposto talmente tante cose con la parola (devi), cioè il dovere.
L’imperativo che quando una persona ce lo ripete nello stesso modo, innesca un processo di ribellione interno potentissimo difficile da contrastare che ci fa evitare a tutti i costi di eseguire l’ordine per dispetto.
Cosa centra ora questo?
Centra perché se il nostro maestro (papà) ci sgrida nello stesso modo di quando eravamo bambini dei nostri genitori, noi riattiviamo le stesse sensazioni, pensieri, emozioni e reazioni di chiusura.
Le stesse di quando eravamo piccoli, perdendo in questo modo il nostro potenziale, lucidità e, soprattutto, la concentrazione.
L’Imperativo (DEVI)
l’arma a doppio taglio
In poche parole la frase “DEVI FARE COSI” detta all’angolo, specialmente nei match duri e ricchi di tensione emotiva, può destabilizzare completamente l’atleta portandolo alla sconfitta.
Questo solo per disobbedire (trasgredire) all’ordine perché è una questione di energie.
Immagina di avere paura di combattere per qualche motivo, e che il tuo maestro per tranquillizzarti ti dicesse:
” ma noo dai, stai tranquillo, non serve a nulla aver paura”..
…che dici funzionerebbe?
Oppure di avere un blocco durante il combattimento e che ti dicesse
” ooo ma che cxx fai? Tira quei colpi, dai svegliati che stai perdendo!”.
Quanto efficace può essere?
Immagina di avere un forte mal di pancia, e che il dottore ti dicesse semplicemente
” non avere male, calmati”,
…funzionerebbe?
Stessa cosa vale per la motivazione!
Se a livello inconscio ami le urla e il tuo maestro ti parla calmo per calmarti ma a te serve carica ed energia, sarà un fallimento perché non usa la giusta frequenza!
Una sola parola può
dare vita o morte
Se il Tuo maestro per spronarti urla e cerca di spronarti, cerca di stimolarti con la grinta, ma a livello inconscio piace essere preso con la calma e serenità perché altrimenti ti chiudi a riccio.
Ogni persona è unica, e ogni persona ha le sue caratteristiche specifiche per stimolarla al meglio e ottenere la propulsione vera, perché si rischia di dare da mangiare a chi ha sete, e dare da bere a chi ha fame.
Ogni persona reagisce allo stesso
stimolo in modo diverso
Come puoi notare, il mio ruolo è fare il lavoro sporco, ricevere le confidenze e incomprensioni più oscure degli atleti con i loro maestri, e ovviamente anche tra maestri con allievi.
Dicendo questo, spero che tu possa mettere in discussione il tuo atteggiamento, le tue visuali e il tuo modo di comunicare.
La comunicazione è essenziale, e ti da la possibilità di cambiare stato emotivo dell’atleta in pochi secondi se tocchi le corde giuste.
Nei match se l’allievo è deluso, scoraggiato, pauroso, annebbiato, potrai dirgli tutte le tecniche migliori del mondo, ma lui non capirà una parola di quello che dici perché il cervello è in tilt completo.
Concentrati solo sullo stato emotivo, e poi
sulle tecniche se vuoi avere risultati concreti.
Osserva le reazioni che ogni tua parola causa a livello non verbale.
Scruta la differenza tra parlare con un tono calmo, e un tono più duro.
Sperimenta ogni cosa senza sosta.
Ti sarà di grande aiuto a capire come comunicare meglio con un soggetto rispetto all’altro.
Questo lo puoi capire solo provando di persona.
Però, c’è un però….
Ogni maestro ha il dovere di riuscire a rimanere calmo nel match, integro, concentrato senza scaricare le proprie agitazioni sugli allievi.
Si lo so…questa frase è tosta…ma in 15 anni che faccio questo mestiere e aiutato tantissimi atleti e maestri, posso assicurarti che questo problema esiste.
Quindi facci caso, ascoltati, osserva e valuta bene ogni nozione che hai letto.
Spero con tutto il cuore che questo articolo sia stato per te spunto di riflessione profonda.
Mi auguro che ti aiuti a capire come un tuo solo sguardo può spegnere, demotivare, o altro un atleta, MA anche potenziare, motivare, far trovare risorse profonde che l’atleta nemmeno sa di avere per vincere.
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Con affetto, Emanuele Zanella – Mental Coach.